La Conferenza Episcopale francese, nell’ultima assemblea plenaria dell’8 novembre 2021, ha ammesso le sue responsabilità nei confronti delle vittime di abusi.
Questa ammissione apre un’epoca perché non si riferisce alla semplice responsabilità delle singole persone fisiche che fanno parte della Chiesa, ma alla Chiesa francese stessa come istituzione.
L’antefatto di tale votazione è il rapporto della Commission indépendante sur lesa bus sexuels dans l’Église (CIASE). Si tratta di un lavoro che ha esaminato cinquant’anni di dati, testimonianze e elementi di prova.
In quel rapporto la parola “contexte” appare ben 98 volte. Nel rapporto della CIASE si è posto l’accento soprattutto sul contesto in cui avvenivano tali condotte, oltre che naturalmente sulle condotte delle singole persone.
Il rapporto è stato portato all’attenzione della Conferenza Episcopale francese (Conférence des évêques de France) del novembre 2021. In questo modo, la Conference ha potuto prendere atto del lavoro della CIASE e di decidere quali potessero essere gli opportuni provvedimenti da assumere.
A questo punto, i Vescovi francesi, nella votazione dell’8 novembre 2021 , hanno “potuto verificare di essere d’accordo per:
– riconoscere la responsabilità istituzionale della Chiesa nelle violenze subite da tante vittime.
– riconoscere la dimensione sistemica di tali violenze: nel senso che esse non sono solo gli atti di individui isolati, ma sono state rese possibili da un contesto globale. Modalità di funzionamento, mentalità e pratiche all’interno della Chiesa cattolica hanno permesso che questi atti continuassero e ne hanno impedito la denuncia e la punizione”.
Si tratta quindi di un riconoscimento d’importanza storica. Tale importanza, come si noterà, non è infatti solo dovuta all’eco mediatica della notizia, ma offre anche notevoli spunti di riflessione dal punto di vista giuridico.
I lettori più affezionati ricorderanno che gli esperti di Dikaios, quali consulenti legali specializzati nelle Congregazioni Religiose (CR), hanno già affrontato in questa rubrica un argomento che oggi è più che mai d’attualità: si tratta del Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo (MOG).
Tale modello è un vero e proprio sistema con cui l’Ente “verifica sé stesso”. Rende quindi oggettivo, anche nei confronti di terzi, che la CR o altro Ente Ecclesiastico (EE) ha provveduto a mettere in atto tutta una serie di misure volte ad evitare proprio il verificarsi di condotte vietate dalla legge da parte dei suoi membri.
Infatti, l’adozione del MOG consente di dimostrare che la CR ha attuato, sia da un punto di vista “statico” (come, ad esempio, l’esame iniziale delle proprie possibili criticità) che “dinamico” (ad esempio il continuo monitoraggio di quelli che sono gli effetti del Modello al fine di perfezionare sempre di più il modello stesso) quelle condotte e comportamenti virtuosi capaci di:
Come si sarà notato, gli ultimi eventi, e in particolare l’ultima Conférence des évêques de France, evidenziano come anche l’organizzazione stessa può essere responsabile delle condotte dei suoi membri.
Pertanto, è auspicabile che i consulenti legali e i vertici delle CR assumano le più opportune iniziative al fine di evitare il verificarsi di reati e di altre condotte illecite in seno alla congregazione stessa, nonché di tutelare la reputazione e il patrimonio dell’Ente Ecclesiastico.
La normativa di settore prevede infatti anche una forma di esonero dalla responsabilità per l’ente che provi che “il compito di vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli di curare il loro aggiornamento è stato affidato a un organismo dell’ente dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo” (art. 6 DLgs 231/2001 – si tratta del c.d. Organo di Vigilanza, ODV).
Inoltre, la normativa di cui si tratta prevede che la CR si doti di un Codice Etico e di procedure e protocolli interni. In questo modo, da un lato i membri e i dipendenti della CR che saranno messi in grado di conoscere tale codice e tali procedure dovranno scrupolosamente attenersi alle stesse; dall’altro la CR si sarà messa almeno parzialmente al riparo da possibili comportamenti non conformi al codice e alle procedure.
In definitiva, l’Ente che vuole dimostrare innanzitutto che si è attivato per evitare il verificarsi di reati e altre condotte vietate troverà nel MOG lo strumento attualmente più completo e versatile previsto dall’ordinamento. È quindi senz’altro auspicabile, alla luce della responsabilità “sistemica” statuita dalla Conférence des évêques de France, attivarsi il prima possibile per verificare la fattibilità e l’attuazione in concreto di tale Modello.
Per approfondire con noi gli aspetti evidenziati in questo articolo potete, come di consueto, contattarci a info@dikaios.international oppure al numero +39 06 3671 2232.
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